Il “misto piccante”, il sapore di Sottoripa in un panino
Il “Misto piccante” è un panino. Una michetta di pane fresco di giornata aperta sul momento e imbottita con una “miscela” composta da frammenti di salumi misti, verdure, ketchup e olio piccante.
Il luogo di tale “prodigio”, che si compie da una sessantina d’anni centinaia di volte al giorno, è un piccolo negozietto genovese il “Gran Ristoro” che si trova nel “budello” medievale di Sottoripa, una lunga via che scorre sotto bassi archi che un tempo si affacciava sul mare e sul porto della vecchia Genova e oggi guarda verso l’acquario e la “bolla” di Piano. Ma Facciamo un passo indietro. L’origine dell’idea del “Misto Piccante” è sconosciuta.
Sappiamo che il negozio aprì immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale per rifocillare i lavoratori del porto, facchini, carbunin, camalli, consortili, agenti marittimi e spedizionieri che all’epoca gravitavano intorno a quell’area immediatamente dietro Palazzo S. Giorgio sede del consorzio autonomo del porto e dell’area portuale che andava dai magazzini del cotone alla Stazione Marittima. L’aria era intrisa di odori di lavoro e fatica, ma anche di quello delle merci che sbarcavano dentro a sacchi di iuta o imballate in grandi cassoni di legno. C’era vita lì intorno. Ma non solo.
In rada le navi da guerra americane ricordavano che la pace appena raggiunta era un bene assai fragile. Da quelle navi, la sera, sbarcavano frotte di marinai alla ricerca di divertimento, tra di loro jazzisti famosi che nei bar di via Gramsci (il prolungamento di Sottoripa scoperto) ritornavano alle trombe e ai sax diffondendo quella nuova musica per le antiche vie e a quel ritmo, le rinomate puttane della “Maddalena”, attiravano i giovani e focosi marines nelle viuzze più strette con promesse ardite. Al mattino i marinai erano stati “ripuliti” di tutto: soldi, armi, vestiti e scarpe.
Alla Militar Police, di ronda su grandi jeep, non restava altro che raccattarli completamente nudi e riportarli a bordo. Il cardinale Giuseppe Siri tuonava contro i comunisti, ma i lavoratori lo rispettavano. I comunisti raccoglievano le armi per l’imminente rivoluzione, ma portavano la “cassa” della Madonna il giorno della festa. Era Genova. Incazzata, coraggiosa, antipatica, nervosa, artistica, testarda, poetica e anche un po’ porca. Fu in quei giorni che nacque il “Misto Piccante”.
Se vi capita di passare per Genova, se avete tempo perché c’è sempre pieno di gente, provatelo. Il “Misto piccante” è come il bacio della prima fidanzata. Indimenticabile. Ma mentre con lei negli anni vi siete persi e all’ultimo incontro casuale l’avete vista con un po’ di chili in più e due marmocchi abbrancati alle sue mani e la tipa vi ha guardato con la faccia tipo: “Questo pelato con la pancia, eppure, mi ricorda qualcuno”, il “Misto piccante” no. Il primo bacio avvenuto vent’anni prima è come quello di dieci minuti fa. L’avete guardato, morso, sentito sotto i molari la resistenza dolce dei pezzettini di verdure e salumi e poi è arrivato il “soffio del drago”, la leggera sensazione ustionante pronta a essere sopita da un generoso sorso di birra.
E voilà, ci siete anche voi così dentro la grande storia di questa scorbutica, incazzosa, fantastica città. Un locale da Percorsi Golosi.
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