Flanerie d’estate, ovvero com’è bella Genova di notte
Con l’arrivo della bella stagione, il flaneur ritrova ampi spazi per la sua immaginazione e i percorsi cittadini da inventare. La sera, se non la notte, diventano un momento appropriato di approfondimento e di felici scoperte sulla base delle vecchie e nuove suggestioni che una città come Genova può offrire.
L’estate negli antichi spazi delle trattorie di una volta propongono un sollievo importante in termini di frescura e offerte gastronomiche, allo stesso tempo antiche ma innovative.
Flanerie nelle notti d’estate
In San Bernardo, angolo vico Vegetti, vi aspetta l’Ammiraglio (è il soprannome dell’oste, non il nome del locale) che in questa stagione sfodera bicchieri ghiacciati, barbera freddissimo e un cappon magro fantastico. Si può cianciare sino a tardi nei tavolini appena fuori il locale, chiacchierando con gli avventori che amano servirsi alla spicciolata con un bicchiere di vino bianco in mano e una frittella di baccalà, in piedi fuori dal locale aspettando che si liberi un posto.
Di fronte, in piazzetta San Bernardo, un portone con le statue di due uomini nudi, scapigliati e minacciosi ci ricorda che quello è il “palazzo dei Salvago” (“Salvago” che significa “selvaggio”). Una rappresentazione antica del mito del selvaggio che ben si adatta al carattere dei genovesi.
Terminata la cena, il dedalo dei vicoli diventa la foresta piena di misteri e di ghiottonerie da scovare. La notte è ancora piccola, come dicevano le gemelle Kessler, e quando avrete terminato un mondo di recondite prelibatezze è pronto a schiudersi al vostro passaggio.
Verso piazza delle Erbe, affrontando la variegata fauna della movida giovanile, ci si dirige verso la meta ambita in una calda serata estiva: la gelateria.
L’evoluzione delle gelaterie negli ultimi anni è stato vertiginoso: dai tempi della nostra infanzia quando una decina di gusti da scegliere sembravano già una proposta interessante oggi è praticamente impossibile orientarsi nelle decine di variazioni offerte.
Un flaneur però, in mezzo a tutto questo bengodi, sa come comportarsi perché il suo occhio vigile sarà corso tra i vari gusto “puffo” e “nutella” alla ricerca del più raro e squisito sapore genovese in fatto di gelati, o meglio, di semifreddi: la panera. La parola deriva dalla contrazione di “panna nera” ed è una delicata e inarrivabile miscela di panna fresca e polvere di caffè. Il buon flaneur genovese sa, che l’unico modo per gustare la panera, magari accostata al pistacchio, è quello di dirigersi verso la spianata di Castelletto. Lì, di fronte all’atmosfera lunare del panorama genovese, emergono tutti i sapori di un gusto che arriva dall’800.
In serate come questa non resta che una destinazione: il levante della città, l’anima esotica di Genova, oggi un po’ ingrigita dall’incuria delle amministrazioni e da dissennate scelte urbanistiche e architettoniche. le tenebre gettano un velo pietoso su buona parte del dissennato costruire degli ultimi cento anni e risalendo via Pozzo, verso Albaro aguzzate bene la vista per scorgere lo spettro del vate George Byron che in quella zona, agli inizi dell’800, scriveva il suo capolavoro, il “Don Giovanni” e rapiva l’innocenza di giovani e meno giovani genovesi invaghite dal suo fascino. Se non scorgete lo spettro, abbiate la compiacenza di ispirarvi a lui: zoppo e non bellissimo, dimostrò che il carisma è tutto con le donne e, in generale, con il resto dell’umanità. (Qui è consigliato l’ascolto della bellissima canzone del cantautore genovese Max Manfredi: “Via G. Byron poeta”
Ma se a voi manca certamente (e non state a disperarvi troppo) il fascino inarrivabile del Poeta, a lui mancava quello che voi state per raggiungere con la vostra auto: il chiosco del patecaro di Albaro.
Il paradiso “basso” delle “minori tentazioni” è racchiuso qui, in una tenda tesa sopra un’”Ape” e un frigo che espone le rosse angurie, cocco, e bicchieri ripieni di macedonia con pesche fresche, kiwi e banane. Un televisore ancora in bianco e nero, riporta le immagini di qualche remota e irricevibile partita di calcio pre campionato, che diventerà l’evento centrale di discussione degli avventori. Se scegliete la macedonia, il patecaro, in rigorosa canotta senza maniche e sbuffante come una caffettiera, la avvantaggerà con un robusta dose di rum e di vodka, per darvi il colpo finale…
La notte finisce raccontandosi con gli avventori antichi gol della mitologia calcistica: Rivera, Cruijff, Pruzzo e Chiorri, Beccalossi e Damiani… E poi i film di Barbara Bouchet e Edwige Fenech e le canzoni dei Matia Bazar, che riecheggiano nella notte romantica genovese… Mentre le lancette scorrono verso l’ora dei lupi… (2. Continua)