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Di cosa parliamo quando parliamo di cocktail? La parola, ormai oggi di uso assai comune, se ci si riflette bene, mantiene in sé ancora quel vago luccichio e splendore come i bottoni d’oro dell’antica divisa militare del nonno tenuta in naftalina.
Perché la parola “cocktail” in sé è il “segno” di una vastissima rivoluzione culturale che dalla fine dell’800, partendo dagli Stati Uniti, travolse e modificò per sempre le sensibilità e i gusti di tutta la civiltà occidentale. Il “cocktail” arriva insieme all’elettricità, all’aviazione, al jazz, all’emancipazione delle donne, ai grandi transatlantici, agli impressionisti e alla scoperta degli ultimi sconosciuti lembi di terra del mondo. Continua a leggere
Dal 28 al 29 maggio ritorna la manifestazione “Genova calibro 9 -Il poliziesco sotto la Lanterna”. Quest’anno la manifestazione ha come ospite d’onore Barbara Bouchet, l’attrice tedesca che negli anni ’70 con la sua bellezza diventò il sex simbol di una stagione culturale, a cui in buona parte erano legati i film a cui è dedicata la manifestazione.
La bellezza femminile ha, per motivi ancestrali, un ruolo centrale nel sistema iconografico di una società, se non di una civiltà. Per Elena e per la sua bellezza, si scatenò una guerra che nel mito rappresentò il passaggio a una diverso rapporto tra la storia, le divinità e gli uomini. Continua a leggere
Sapete perché l’Hemingway si chiama così? Sapete che in realtà si chiama Montgomery e perché? Cosa c’entra il leggendario peso massimo degli anni ’30 Primo Carnera con il cocktail “Milano – Torino” e perché quest’ultimo si chiama così? E prima ancora di tutto come nasce la parola “Cocktail”?
Questi e altri piccoli misteri del nostro quotidiano vivere sono racchiusi nel piccolo libro “Cocktailsofia – L’arte di bere con sapienza” pubblicato da “Il nuovo Melangolo” di Giovanni Giaccone che rappresenta il piccolo breviario di chi non vuole farsi sfuggire l’essenza di un gesto, l’elitaria e speciale possibilità di sapere a che punto siete della storia del drink che state sorseggiando, la rara possibilità di una consapevolezza storica che sfugge ai più nel volgare e travolgente appiattimento di “apericene” e movide varie.