Quattro ragazzi a Genova – Nana racconta
Quattro ragazzi a Genova dal Giappone, coraggiosi e intraprendenti.
Dopo avervi parlato del primo giapponese a Genova, vorrei raccontarvi di quattro giovanissimi giapponesi giunti in Liguria una trentina di anni dopo Bernardo da Kagoshima. Scopriamo cosa i genovesi mostrarono della loro città a questi ragazzini giapponesi!
I quattro ragazzi erano tutti seminaristi tredicenni appartenenti ad importanti famiglie nobili convertite al cristianesimo e si chiamavano Itō Mancio, scelto come capo delegazione, Michele Chijiwa, Giuliano Nakaura e Martino Hara.
I cristiani giapponesi, insieme ai missionari gesuiti, speravano che questa ambasciata legasse sempre di più il Giappone all’Europa cristiana.
Quella che divenne conosciuta come “ambasciata Tenshō”, partì da Nagasaki il 20 febbraio 1582 e giunse in Europa l’11 agosto 1584, dopo un lunghissimo viaggio intorno a mezzo mondo.
L’ambasciata arrivò il 1° marzo 1585 in Italia, sbarcando a Livorno.
I quattro ragazzi attirarono l’interesse e la curiosità delle grandi corti italiane venendo invitati e accolti in molte città della penisola e anche a Venezia, dove Itō Mancio fu ritratto in abito europeo dal grande pittore veneto Domenico Tintoretto (guardate che eleganza!).
Visitarono tra le tante città Pisa, Firenze, Roma e Napoli…tanti posti in soli cinque mesi, soprattutto pensando che viaggiavano senza treni e macchine!
Provenienti da Milano, dopo esser passati per Tortona, Gavi e Voltaggio, giunsero finalmente a Genova il 5 agosto 1585, ultima tappa del loro soggiorno italiano, rimanendovi tre giorni.
La delegazione giapponese, appena superato il confine della Repubblica venne calorosamente accolta da due nobili genovesi e, ben altri quarantadue, inviati dal Senato, prima di giungere in città li accolsero vicino al torrente Polcevera. Mi pare una accoglienza degna di un re!
A Genova furono ospitati vicino all’Annunziata, sede cittadina dei gesuiti.
I giovani furono entusiasti della città, tanto che dissero “di vedere un’altra Venezia” ed oltre alla basilica dell’Annunziata, furono portati a visitare la chiesa di San Bartolomeo degli Armeni (in corso Armellini a Castelletto), per vedere il volto di Gesù del Mandylion, alla Cattedrale di San Lorenzo per il Sacro Catino (la coppa dove fu raccolto il sangue di Gesù) e pure al Palazzo Ducale, dove furono ricevuti dal doge Gerolamo Chiavari. Penso che siano stati tre giorni molto impegnativi per i ragazzi!
I genovesi offrirono ai giapponesi abbondanti pranzi e cene per far provare ai giovani giapponesi le specialità genovesi! Peccato non conoscere il menù!
Il giorno della loro partenza, l’8 agosto, tutta la città corse a rendere loro omaggio ed a salutarli. Penso che i quattro ragazzi siano proprio piaciuti ai genovesi e sicuramenti i genovesi a loro!
I coraggiosi giovani ritornarono in patria nel 1590, riportando tantissime notizie e conoscenze in Giappone.
I quattro ragazzi ebbero destini assai diversi:
Itō Mancio divenne gesuita nel 1608, morendo però di malattia quattro anni dopo. Qui sotto in un ritratto.
Martino fu bandito dallo shogun Tokugawa nel 1614 e dovette rifugiarsi a Macao, dove morì nel 1624.
Giuliano fu il più sfortunato, perché venne martirizzato nel 1633 per volontà di Tokugawa, venendo beatificato dalla chiesa cattolica nel 2008.
Curiosa è la sorte di Michele, che abiurò ufficialmente il cattolicesimo nel 1601 per evitare le persecuzioni anti-cristiane dello Shogun e, morì nel 1633.
Però nel 2017 nella sua tomba fu ritrovato un rosario, facendo sorgere il dubbio che avesse continuato a professare il cristianesimo segretamente!
Questi ragazzi non furono gli ultimi giapponesi ad arrivare a Genova prima della chiusura del mio paese al mondo voluta dallo shōgun Tokugawa nel 1641: infatti l’ultimo fu il samurai Hasekura, di cui vi racconterò prossimamente!
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