Quando nel 1913 uscì il primo volume della “Ricerca del tempo perduto” la critica fu alquanto scettica, anche se si intuiva già da allora che il romanzo del francese Marcel Proust avrebbe portato una rivoluzione non solo nella scrittura, ma nello stesso modo di intendere i sensi, le capacità cognitive dell’uomo. Il punto centrale della filosofia dell’opera è quello di cogliere collegamenti sensoriali diversi e la capacità di far emergere delle vere e proprie mappe storico–esistenziali dai nostri sensi primari: un profumo, un sapore, una melodia.